“OMAGGIO ALL’ARTE”
Quotidianamente assistiamo alla morte di persone uccise soltanto perché di diverso colore, fede, nazionalità. Questa reazione violenta è forse causata dalla paura dell’altro, che ci sembra diverso, che no conosciamo. Ma non pensiamo, però, che è un uomo, un uomo che ha gli stessi bisogni in tutti gli angoli della terra, che cerca da secoli le stesse risposte alle stesse domande: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo e, soprattutto, perché?

La pittura è il mezzo con cui cerco di esprimermi:
multietnico, tolleranza, villaggio globale… non passa giorno senza ascoltare uno di questi termini. La nostra società si basa su questi valori, scossi ma non recisi dalle follie di chi vuole imporre la propria concezione di vita credendo che sia la migliore possibile. Il mondo occidentale, dal canto suo, dopo gli attentati che hanno colpito i propri simboli sembra avere dimenticato tutti i discorsi che si facevano prima dell’11 settembre, sulla pace e sui diritti umani.
Quotidianamente assistiamo alla morte di persone uccise soltanto perché di diverso colore, fede, nazionalità. Questa reazione violenta è forse causata dalla paura dell’altro, che ci sembra diverso, che no conosciamo. Ma non pensiamo, però, che è un uomo, un uomo che ha gli stessi bisogni in tutti gli angoli della terra, che cerca da secoli le stesse risposte alle stesse domande: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo e, soprattutto, perché?
Certamente le risposte sono molteplici, dipendono da vari fattori, di ordine storico, religioso, sociale, … ma accomunate da uno stesso linguaggio, un unico idioma.
“L’arte”, linguaggio universale per eccellenza rappresentano l’esistenza dell’uomo nella sua interezza, perciò nel mio piccolo cerco di rappresentare con le mie opere i conflitti, gli interessi, le angosce dell’uomo nella realtà attuale.
Le difficoltà che gli uomini hanno incontrato durante tutta la loro storia sono presenti nei richiami delle tecniche pittoriche del passato.
I vari colori, simboli della diversità delle razze si fondono in un insieme caotico. Le gocciolature, come lacrime di un soggetto oppresso e succube di una società che crede di aver raggiunto il suo apogeo, quasi non accorgendosi che la maggior parte dei mali che la attanaglia non sono ancora stati risolti.
I graffi sulla tela, esteriorizzazione delle lacerazioni dell’anima.
Le pennellate che, attraversandolo, turbano la felicità di un colore diverso.
La pittura è il mezzo con cui io cerco di fuggire da un sistema chiuso, di cui no condivido molte delle regole presenti, da un mondo in cui assisto allo sdoppiamento delle idee; alla poca coerenza delle azioni con i valori che sono ostentati pubblicamente.
Questo mio fuggire è finalizzato alla ricerca degli istinti primordiali di un ingenuo Adamo.
Così come già in passato Masaccio, Caravaggio, Pollock, Vedova, Still, Beuys, Kiefer e in campi diversi, Beethoven, Wagner, Baudelaire, Dostoevkij, Nietzsche, Pirandello e in campi della regia dal neorealismo in poi hanno espresso l’uomo così come è nella sua interezza.
La pittura non dà risposte, fa sorgere delle inquieti riflessioni e sembra mostrare, apparentemente, un arrendevolezza quasi estrema. Ma proprio nel punto di no ritorno, un moto interiore mi spinge a credere nelle capacità umane…
Michele Principato Trosso
